I farmaci antinfiammatori non steroidei (fans) sono farmaci utilizzati in larga scala ma spesso anche abusati.
Secondo un rapporto OSMED 2016 risulta che il maggior utilizzo in Italia riguarda il sud e le isole e la spesa per i farmaci dell’apparato muscolo scheletrico si colloca intorno al nono posto in termini di spesa farmaceutica complessiva.
Questa tipologia di farmaci trova ampio utilizzo anche per le patologie muscolo scheletriche del piede che causano ai pazienti dolore, invalidità, ridotta qualità della vita e importanti ripercussioni sulle attività lavorative.
Vediamo di cosa si tratta e come possono aiutare il podologo nella cura del piede doloroso
Questi farmaci combattono l’infiammazione, ma l’infiammazione è sempre dannosa? NO. Ecco un primo falso mito sfatato! L’infiammazione è un processo naturale dell’organismo, una difesa attivata per contrastare qualcosa di estraneo e patologico per cui non dovrebbe essere subito arrestato; pensiamo a una ferita, a un trauma, a uno stato febbrile influenzale…il processo infiammatorio che si sviluppa serve per cercare di combattere l’infezione e avviare i processi di riparazione.
Ma allora perché utilizzare questi farmaci?
A volte l’infiammazione è troppo elevata o tende a cronicizzare, provocando al paziente dolore e uno stato di salute precario; in questi casi il farmaco antinfiammatorio puo’ essere davvero un’arma eccellente per ritornare quanto prima alla normalità.
Prima di parlare dell’utilizzo in podologia è necessario capire come funzionano in modo anche da conoscere gli effetti collaterali e le controindicazioni.
I FANS hanno un effetto antinfiammatorio, analgesico ed antipiretico e intervengono sulla cascata dell’acido arachidonico.
L’acido arachidonico, presente nelle membrane delle nostre cellule, si trasforma in prostaglandine tramite un enzima che si chiama ciclossigenasi (COX); attenzione a questo nome ci servirà per capire tutto il resto!
Le prostaglandine liberate sono proprio quelle responsabili dell’infiammazione e anche del dolore che percepiamo.
I farmaci antinfiammatori in che modo riducono il dolore del piede? Una tendinite? Un dolore post infortunio? Un attacco di gotta?
Bloccano le COX! E quindi a cascata si blocca tutto il processo, infatti disattivando questi enzimi l’acido arachidonico non può trasformarsi in prostaglandine e quindi? Niente dolore, niente infiammazione, niente febbre.
Quindi se un paziente ha dolore a un piede può prendere gli antinfiammatori con tranquillità? NO. Altro mito sfatato. Dobbiamo considerare gli effetti collaterali, che saranno molto chiari se si è capito tutto quanto scritto sopra e le cause del dolore al piede.
Nel nostro organismo esistono almeno due tipi di COX: COX1 e COX2; la maggior parte dei farmaci antinfiammatori che conosciamo e di frequente utilizzo agiscono in modo non selettivo sia su COX1 che su COX2. Pensiamo all’Aspirina C (acido acetilsalicilico), al Moment (ibuprofene), al Brufen, al Voltaren (diclofenac).
Quelli che invece agiscono solo sulle COX2 sono fans selettivi e prendono il nome di “coxib” (es etoricoxib).
Ma cosa cambia? Cambia molto, soprattutto gli effetti collaterali.
Infatti i fans che bloccano le COX1 hanno anche effetti negativi sullo stomaco e si dicono infatti gastrolesivi; questo succede perché le COX1 con la produzione di prostaglandine hanno un ruolo protettivo sulla mucosa gastrica.
I farmaci selettivi sulle COX2 sono stati creati proprio con l’intento di agire solo sull’infiammazione, risparmiando quindi i pazienti dagli effetti collaterali sull’apparato digerente.
Allora possiamo utilizzare i fans selettivi delle COX2 con sicurezza e non utilizzare più i fans classici? NO. Altro mito sfatato.
Vari studi infatti hanno evidenziato che questi farmaci possono avere effetti negativi sul sistema cardiovascolare. In particolare, sono stati associati con un rischio più elevato di sviluppare ictus e infarto acuto del miocardio a causa dello squilibrio che si viene a creare tra le prostacicline (la cui produzione è stimolata dalla COX-2) e i trombossani (la cui produzione è stimolata dalla COX-1).
In Podologia i fans possono trovare indicazioni in tutti quei disturbi infiammatori acuti che provocano dolore al paziente e conseguente limitazione nelle attività quotidiane; alcuni esempi sono quadri di artrite, un quadro di osteoartrosi severo con dolore, un attacco di gotta, problemi acuti a carico dei muscoli e dei tendini (peritendiniti, traumi, tenosinoviti, borsiti) del piede e della caviglia, edema osseo.
Il podologo può consigliare al paziente farmaci antinfiammatori OTC e SOP soprattutto topici o in alcuni casi sistemici che però in questo caso è sempre utile sottoporre all’attenzione del medico curante che conoscendo il quadro generale anamnestico e le terapie in atto potrà valutare rischi, benefici e corretta applicazione del farmaco.
Farmaci antinfiammatori su prescrizione medica dovranno essere valutati insieme al medico curante e/o al medico specialista e prescritti se necessario.
Farmaci antinfiammatori e fascite plantare? Un ultimo e grande mito da sfatare!
Spesso i pazienti che presentano un quadro di fasciopatia plantare ricorrono a farmaci antinfiammatori sperimentando solo un parziale e momentaneo miglioramento dei sintomi; sfatiamo questo mito una volta per tutte.
Il termine fascite plantare è improprio; dovremmo parlare infatti di fasciopatia o di fasciosi e questo già ci porta fuori dal concetto di infiammazione acuta (“-ite”).
Non è un caso che molti pazienti non trovino alcun beneficio nell’utilizzo di farmaci antinfiammatori o addirittura del cortisone poiché si tratta di un quadro degenerativo della fascia plantare che ha poco a vedere con uno stato infiammatorio acuto.
In questo caso l’antinfiammatorio non è di aiuto ma anzi, potrebbe rallentare quel processo fisiologico di riparazione tissutale che invece vogliamo attuare per riportare in salute la fascia plantare.
In conclusione, affidatevi ai professionisti prima di assumere i farmaci perché possono non essere indicati e addirittura pericolosi.
I farmaci hanno rivoluzionato la nostra vita e ci permettono di far fronte alle malattie con successo ma non dobbiamo abusarne; noi come professionisti invece abbiamo il dovere di conoscere queste armi per informare il paziente sul corretto utilizzo, riconoscere eventuali effetti avversi, consigliare al paziente il migliore percorso di cura.