Dolore localizzato sulla prima testa metatarsale? Arrossamento ed ingrossamento della stessa? Dolore durante la deambulazione? Molto probabilmente sei di fronte ad una patologia del piede chiamata alluce rigido.
Scendiamo nello specifico della patologia e descriviamo il protocollo terapeutico più adeguato a seconda del grado di insorgenza.
L’alluce rigido è una patologia degenerativa a carico della prima articolazione metatarso falangea. Il disturbo è sostenuto da un processo artrosico che determina la produzione di osteofiti dorsali e una progressiva riduzione della mobilità dell’alluce, il quale non riesce più ad estendersi né a flettersi provocando una graduale anchilosi dell’articolazione. Il paziente presenta in genere una storia di dolore e rigidità soprattutto durante la dorsiflessione della 1 MTF.
Scendendo nello specifico, il dolore sopraggiunge nella fase di sollevamento del tallone e propulsione, essendo la 1MTF articolazione del III rocker del piano sagittale. Inoltre possono sopraggiungere fenomeni di intorpidimento e parestesie dovute alla compressione del nervo cutaneo dorso-mediale con gli osteofiti dorsali e le calzature.
La causa dell’alluce rigido non è chiara, venendo infatti definita come una patologia di natura idiopatica. Fattori predisponenti possono essere molteplici e comprendono:
- Traumi acuti o cronici reiterati nel tempo (quando viene danneggiata la cartilagine articolare, può essere favorita l’insorgenza di un processo artrosico. In tal caso, l’abitudine ad indossare certe calzature e la pratica di alcuni sport espone ad un maggior rischio di sviluppare la patologia: calcio, danza classica, arrampicata sportiva, rugby ecc,);
- Malattie sistemiche come la gotta o l’artrite reumatoide;
- Conformazione anatomica e meccanica del piede durante la deambulazione;
- Studi scientifici hanno dimostrato che quasi i due terzi dei pazienti affetti da tale patologia hanno una storia familiare e fino al 79% ha un coinvolgimento bilaterale.
L’alluce rigido viene valutato tradizionalmente con l’esame del piede, mediante la palpazione, l’osservazione della deformità articolare e la mobilizzazione della prima articolazione metatarso-falangea sia in statica che in dinamica. In caso si sia instaurata la patologia, l’alluce presenta un range di movimento limitato o addirittura nullo. La conferma può essere fornita dall’ esame radiografico, il quale permette anche di stabilire quali sono il grado e l’estensione del processo degenerativo. In alcuni casi, può essere utile eseguire la TAC o la risonanza magnetica.
A seconda della sintomatologia e dello stadio di degenerazione dell’articolazione metatarso-falangea, le soluzioni per la cura dell’alluce rigido indicate ai pazienti possono essere diverse. In ogni caso, l’obiettivo è quello di ridurre il processo infiammatorio e degenerativo alla base della patologia.
- Se dopo la valutazione ci troviamo di fronte ad un’articolazione che conserva ancora qualche grado di movimento, il nostro obiettivo sarà quello di promuoverlo attraverso un protocollo riabilitativo basato su esercizio terapeutico tramite esercizi passivi ed in contro-resistenza che può eseguire direttamente il podologo attraverso delle manipolazioni, somministrazione di schede di esercizio a domicilio ed in collaborazione con il fisioterapista in fase acuta è importante la riduzione di liquido periarticolare attraverso crio-ultrasuoni o laser ad alta potenza.
- La terapia plantare ha un ruolo cardine in questo programma in quanto rappresenta lo strumento necessario affinchè ci sia un ripristino di una corretta meccanica del passo soprattutto in fase propulsiva, al fine di promuovere e recuperare sufficienti gradi di movimento soprattutto in dorsiflessione. A livello ortesico plantare, si inserisce quindi un supporto avampodalico come un cuneo cinetico o reverse morton a seconda dei gradi di escursione possibili, oltre che all’eventuale controllo di sottoastragalica e sostegno dell’arco longitudinale mediale.
- Se invece ci troviamo di fronte ad un’articolazione completamente bloccata, dove al minimo grado di dorsiflessione il paziente riferisce dolore, oppure qualora gli accorgimenti conservativi non fossero più sufficienti alla gestione della patologia, possiamo ricorrere sempre all’ortesi plantare che va a bloccare l’articolazione impedendone anche i più piccoli gradi di escursione attraverso un inserto avampodalico chiamato estensione di Morton. Tale approccio risulta essere l’ultimo tentativo possibile prima della soluzione chirurgica.
Bibliografia:
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- Colò, Gabriele, et al. “The efficacy of shoe modifications and foot orthoses in treating patients with hallux rigidus: a comprehensive review of literature.” Acta Bio Medica: Atenei Parmensis 91.Suppl 14 (2020).