Quando parliamo di fasciosi plantare dal punto di vista puramente biomeccanico ci soffermiamo sempre sulla componente di trazione a cui viene sottoposta durante il carico per cause come l’instabilità di retro e mesopiede, sovrappeso, o altro. Ricordiamo infatti che alla base di questa patologia frequente sussiste una trazione ripetitiva e costante di questo tessuto fibroso, non propriamente elastico come sembrerebbe, data appunto la scarsa presenza di fibre elastiche.
In realtà non è da sottovalutare un’altra componente importante, dovuta alla forza peso che esercita il nostro corpo e che incide notevolmente sul dolore, ovvero la compressione sui tessuti molli del piede, compreso l’heel fat pad (cuscinetto adiposo sotto calcaneare).
L’associazione di questi due fattori (trazione e compressione) è la causa dell’instaurarsi del processo infiammatorio cronico che, protratto nel tempo, porta alla degenerazione della fascia stessa, specialmente a livello dell’entesi e che si manifesta con dolore calcaneare, la cosiddetta TALLONITE.
Per questo motivo riscontriamo una prevalenza di questa componente in chi è in forte sovrappeso, negli anziani con atrofia dei tessuti molli e in chi svolge un lavoro che lo costringe all’ortostasi prolungata, magari con calzature rigide come le scarpe antinfortunistiche.
Una cosa che ci ha sempre incuriositi e che è collegata a quanto appena detto, è che il trattamento di questa problematica riscuoteva e riscuote tuttora successo con le talloniere in silicone con scarico a virgola prescritte dagli ortopedici… Ma cosa sono? Sono semplici ammortizzatori che non tenevano conto né della trazione esercitata sulla fascia plantare, né di eventuali instabilità durante la deambulazione, come per esempio un’eccessiva pronazione del piede durante le varie fasi del passo.
La risposta a tutto ciò sta proprio nel fatto che queste talloniere, che lavorano semplicemente sulla componente di compressione, scaricano la forza peso esercitata sul calcagno e i tessuti molli sottostanti, fungendo da ammortizzatori.
Abbiamo quindi preso spunto da questo concetto riportandolo sui nostri plantari su misura, ideando uno scarico per entesi calcaneare in lattice oppure associando uno scarico a U al plantare con scocca in polipropilene.
Qual è quindi la funzione del plantare?
In questo specifico caso, il nostro obiettivo è sia controllare il retropiede che ammortizzarlo. Per fare ciò possiamo scegliere di utilizzare varie combinazioni di materiale per la scocca del plantare, come ad esempio EVA di DOVERSI SHORE (densità) con eventuale aggiunta di resina indurente, diversi spessori di polipropilene, solitamente 2 o 3 mm, associati ad un post (stabilizzatore) di retropiede in materiale non troppo rigido e andare a lavorare sulla componente ammortizzante con inserti specifici sulla regione calcaneare, come ad esempio cuscinetti calcaneari o scarichi specifici per il punto più doloroso.
Se teniamo conto di questo aspetto nella realizzazione del plantare, possiamo avere più chance di ottenere un risultato in minor tempo.
Fondamentale è la valutazione delle componenti principali scatenanti il dolore.
Bibliografia:
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